Kabul, 18 maggio 2010. Un attacco suicida rivendicato dai taliban ha provocato la morte di diciotto persone, dodici civili afghani e sei militari stranieri: il colonnello canadese Geoff Parker di 42anni, il colonnello statunitense John M. McHugh, di 46 anni, i due tenenti colonnelli Thomas Belkofer e Paul R. Bartz, di 44 e 43 anni, e due soldati americani Richard Tieman e Joshua Tomlinson, di 28 e 24 anni. Non meno di 47 sono stati i feriti civili, uomini, donne e bamini rimasti per noi senza nome. L’azione suicida ha visto l’attentatore - Mujahid Isamuddin, originario di Qara Bagh, distretto di Kabul – lanciarsi contro il convoglio della Nato che percorreva in quel momento la Dar-ul-Aman, via nel centro di Kabul, con un furgoncino Toyota imbottito di 750 chilogrammi di esplosivo.
È stato l’attentato più sanguinoso degli ultimo otto mesi.
La maggioranza delle vittime erano persone in attesa dell'autobus in una strada trafficata nei pressi di un palazzo governativo, del parlamento e di una base militare – l’accademia afghano-statunitense di Controinsurgency.
Bagram, 19 maggio 2010. L’attacco in grande stile condotto dai taliban all’alba contro la base aerea di Bagram, la più grande dell’Afghanistan, ha portato alla morte di un contractor americano e al ferimento di una dozzina di soldati statunitensi. Sul campo di battaglia sono rimasti dieci dei venti guerriglieri taliban che avrebbero preso parte all’azione, come riportato dal portavoce taliban Zabiullah Mujahid.
L’utilizzo simultaneo di armi leggere e lanciarazzi da parte dei mujaheddin ha provocato l’incendio di alcune cisterne di carburante in attesa di entrare all’interno favorendo le prime mosse degli attaccanti. Mentre alcuni mujaheddin si faceva esplodere – il primo nucleo di assalto armato di fucili ed equipaggiato con giubbetti esplosivi impegnato ad aprire un varco nel sistema difensivo –, il secondo gruppo di attentatori suicidi desisteva dall’intento e rinunciava alla successiva fase dell’operazione a causa dell’efficacia delle difese statunitensi.
Il portavoce dei taliban ha dichiarato che sette dei venti mujaheddin che avrebbero preso parte all’azione sono morti nell’attacco mentre gli altri tredici avrebbero fatto ritorno alla base pronti per essere impiegati in una successiva operazione.
È questa la più grande operazione offensiva condotta contro la base di Bagram, ha detto Zabiullah Mujahid.
Khost, 21 maggio 2010. Un attentatore suicida, Muhammad Naeem, alla guida di un camion carico di sette quintali di esplosivo, si e' fatto esplodere nei pressi di una caserma della polizia di frontiera (Sarhad-i-Lewa) nella provincia di Paktika provocando la morte di un agente. Le forze di sicurezza sono riuscite a eliminare altri tre attentatori, travestiti da militari dell’esercito afghano ed equipaggiati di giubbetti esplosivi e armi leggere costituenti il secondo gruppo operativo, che, approfittando della confusione conseguente all’attentato, cercavano di far irruzione nella stazione di polizia.
Come si può evincere dai fatti di questi ultimi quattro giorni, i taliban stanno intensificando le loro azioni offensive e lo stanno facendo in maniera assai efficace, certamente dal punto di vista mediatico.
I taliban possono colpire sempre, ovunque e chiunque come promesso nel messaggio che annunciava l’offensiva di primavera Al-Faath (la Vittoria). Non sempre però ottengono risultati sul campo di battaglia. Hanno colpito duramente a Kabul uccidendo cinque ufficiali superiori della Nato; sono stato fermati a Bagram; contro le forze di sicurezza afghane hanno dimostrato di essere in grado di poter uccidere. In ogni caso hanno fatto parlare di sé, hanno diffuso il loro messaggio sulla rete globale e lo hanno fatto dimostrando di avere le risorse umane per poter portare avanti la lotta in maniera assai efficace.
Gli attentatori suicidi, unica arma intelligente in grado di muoversi verso l’obiettivo, non mancano mai e non si tratta di sprovveduti individui al margine della società, bensì di combattenti addestrati e adeguatamente equipaggiati. Merce rara sino a pochi anni fa, ma che ora rappresenta una delle minacce più preoccupanti: seppur in tempo di crisi, la fabbrica degli Shahid (i martiri di Allah) sta lavorando a pieno ritmo.
È stato l’attentato più sanguinoso degli ultimo otto mesi.
La maggioranza delle vittime erano persone in attesa dell'autobus in una strada trafficata nei pressi di un palazzo governativo, del parlamento e di una base militare – l’accademia afghano-statunitense di Controinsurgency.
Bagram, 19 maggio 2010. L’attacco in grande stile condotto dai taliban all’alba contro la base aerea di Bagram, la più grande dell’Afghanistan, ha portato alla morte di un contractor americano e al ferimento di una dozzina di soldati statunitensi. Sul campo di battaglia sono rimasti dieci dei venti guerriglieri taliban che avrebbero preso parte all’azione, come riportato dal portavoce taliban Zabiullah Mujahid.
L’utilizzo simultaneo di armi leggere e lanciarazzi da parte dei mujaheddin ha provocato l’incendio di alcune cisterne di carburante in attesa di entrare all’interno favorendo le prime mosse degli attaccanti. Mentre alcuni mujaheddin si faceva esplodere – il primo nucleo di assalto armato di fucili ed equipaggiato con giubbetti esplosivi impegnato ad aprire un varco nel sistema difensivo –, il secondo gruppo di attentatori suicidi desisteva dall’intento e rinunciava alla successiva fase dell’operazione a causa dell’efficacia delle difese statunitensi.
Il portavoce dei taliban ha dichiarato che sette dei venti mujaheddin che avrebbero preso parte all’azione sono morti nell’attacco mentre gli altri tredici avrebbero fatto ritorno alla base pronti per essere impiegati in una successiva operazione.
È questa la più grande operazione offensiva condotta contro la base di Bagram, ha detto Zabiullah Mujahid.
Khost, 21 maggio 2010. Un attentatore suicida, Muhammad Naeem, alla guida di un camion carico di sette quintali di esplosivo, si e' fatto esplodere nei pressi di una caserma della polizia di frontiera (Sarhad-i-Lewa) nella provincia di Paktika provocando la morte di un agente. Le forze di sicurezza sono riuscite a eliminare altri tre attentatori, travestiti da militari dell’esercito afghano ed equipaggiati di giubbetti esplosivi e armi leggere costituenti il secondo gruppo operativo, che, approfittando della confusione conseguente all’attentato, cercavano di far irruzione nella stazione di polizia.
Come si può evincere dai fatti di questi ultimi quattro giorni, i taliban stanno intensificando le loro azioni offensive e lo stanno facendo in maniera assai efficace, certamente dal punto di vista mediatico.
I taliban possono colpire sempre, ovunque e chiunque come promesso nel messaggio che annunciava l’offensiva di primavera Al-Faath (la Vittoria). Non sempre però ottengono risultati sul campo di battaglia. Hanno colpito duramente a Kabul uccidendo cinque ufficiali superiori della Nato; sono stato fermati a Bagram; contro le forze di sicurezza afghane hanno dimostrato di essere in grado di poter uccidere. In ogni caso hanno fatto parlare di sé, hanno diffuso il loro messaggio sulla rete globale e lo hanno fatto dimostrando di avere le risorse umane per poter portare avanti la lotta in maniera assai efficace.
Gli attentatori suicidi, unica arma intelligente in grado di muoversi verso l’obiettivo, non mancano mai e non si tratta di sprovveduti individui al margine della società, bensì di combattenti addestrati e adeguatamente equipaggiati. Merce rara sino a pochi anni fa, ma che ora rappresenta una delle minacce più preoccupanti: seppur in tempo di crisi, la fabbrica degli Shahid (i martiri di Allah) sta lavorando a pieno ritmo.
A conferma della bontà dell'analisi relativa all'attacco del veicolo italiano nel post "Papaveri rossi a Bala Murghab" giunge quest'ultima sintesi di eventi. E' chiaro che un attentato effettuato in pieno centro a Kabul deve essere "pesato", tanto da un punto di vista politico quanto mediatico, in modo diverso rispetto all'azione che ha portato il lutto fra le fila del contingente italiano. Tuttavia è altrettanto chiaro che è in corso una sistematica ed organizzata offensiva Talebana, pianificata e tuttosommato efficace.
RispondiEliminaMa forse, non tutti sanno che... sono moltissimi gli uomini che passati i cinquant'anni si tingono i capelli.(una delle fondamentali notizie trasmesse dai telegiornali in questi giorni)
L'italia non è un paese in guerra, è un paese di esteti. Per natura, l'esteta, mal s'accompagna alle brutture del mondo: dopo i cinquant'anni quindi, una mano di coppale e via! Risolti tutti problemi.
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RispondiEliminaNon cade albero se non c'è giornalista a raccontarlo. In effetti i problemi afghani diventano di pubblico dominio solo quando toccano interessi diretti nazionali (come appunto la morte di soldati italiani) ma per non più di un paio di giorni. L'Italia ha manifestato formalmente il suo dolore con i fatti di Nassirya e con i primi Caduti in Afghanistan nel 2006; adesso è quasi scontato... quasi
RispondiEliminaAGGIORNAMENTO 23 MAGGIO
RispondiElimina(AGI) - Kandahar (Afghanistan), 23 mag. - Dopo l'attacco alla base americana di Bagram, i ribelli afghani hanno tentato un nuovo colpo grosso. Razzi e proiettili di mortaio hanno colpito in nottata la base aerea della Nato a Kandahar, la piu' importante nel Paese asiatico in guerra dal 2001. L'attacco, che ha causato diversi feriti tra i militari dell'Alleanza, ha costretto il ministro degli Esteri britannico, William Hague, e altri due colleghi a rinviare la visita alla struttura militare dove sono numerosi i soldati di Sua Maesta'.