Afghanistan Sguardi e Analisi

Afghanistan Sguardi e Analisi

"
Afghanistan: Sguardi e analisi" è un progetto aperto finalizzato a comprendere e discutere le ragioni - e le possibili soluzioni - dei conflitti afghani.

venerdì 24 ottobre 2014

CULTURAL AWARENESS. Il manuale per gli operatori in Afghanistan: la Linea guida di Afghanistan Sguardi e Analisi

È finalmente disponibile il manuale del corso di AFGHAN CULTURAL AWARENESS:
Linea guida per operatori civili e militari al corretto approccio socio-culturale

Una descrizione  completa e ad ampio spettro: dal quadro geopolitico e geostrategico di cui il Paese è parte, alle dinamiche politiche e sociali interne, agli usi, i costumi e le tradizioni dei "popoli afghani".

In attesa di pubblicazione
Disponibile in versione prestampa

A partire dall’analisi della stratificata società afghana. Dei suoi usi, costumi e delle molteplici tradizioni, del complesso intreccio culturale e religioso, il testo descrive il “profilo socio-culturale” e politico dell’Afghanistan contemporaneo: le dinamiche, le ragioni, le evoluzioni di un conflitto di ampia portata, sono qui definite grazie allo “studio sul campo” e all’analisi open source intelligence (OSINT).
«Afghanistan Sguardi e Analisi» è la linea guida per operatori civili e militari che si inserisce in un più ampio contesto di informazione e formazione culturale introdotto dall’Autore nel 2009 (e tuttora in corso) che ha coinvolto oltre 4.000 partecipanti.
L’iniziativa recepisce le esigenze manifestate dagli operatori delle Forze Armate, da Organizzazioni governative e non governative e contribuisce alla riduzione del livello di pericolo di “uomini e donne sul terreno”, alla limitazione dei rischi individuali, derivanti da incomprensioni di natura culturale, e al raggiungimento degli obiettivi della missione. In particolare risponde alle esigenze della Nato e dell’Esercito italiano (per saperne di più).

giovedì 2 ottobre 2014

Un nuovo presidente per l’Afghanistan: firmato l'accordo con USA e NATO



di Claudio Bertolotti

29 settembre – Dopo una campagna elettorale particolarmente difficile e un ancor più difficile conteggio (e riconteggio) delle schede elettorali, Ashraf Ghani è oggi il nuovo presidente della Repubblica islamica dell’Afghanistan e, nel rispetto degli accordi tra le parti, Abbullah Abdullah – suo avversario nella competizione elettorale – è stato nominato Chief Executive Officer. Abbullah va così a ricoprire una posizione che formalmente non è prevista dall’ordinamento afghano ma che si è palesata come unica alternativa al collasso politico e al rischio di guerra civile tra i due principali blocchi etno-politici: il macro-gruppo dei pashtun e l’alternativa dei non-pashtun. Non ha vinto la democrazia poiché la soluzione di compromesso tra i principali gruppi di potere ha portato a una divisione formale delle prerogative e delle responsabilità costituzionalmente spettanti al Presidente, ma ha prevalso il principio della ricerca della stabilità, almeno sul breve periodo.
In occasione del discorso inaugurale del nuovo presidente, un appello alla pacificazione è stato indirizzato ai principali gruppi di opposizione armata afghani – i taliban e Hezb-e-Islami di Gulbuddin Hekmatyar – affinché si giunga a un accordo negoziale finalizzato alla conclusione delle conflittualità: una conferma formale di quanto energicamente annunciato da Ghani durante il periodo della campagna elettorale.
Un percorso difficoltoso quello della nuova leadership afghana, che sarà reso più difficile dalla grave situazione economica in cui si trova il paese, dalla limitata capacità funzionale dell’apparato statale,  dalla corruzione endemica, dai concreti limiti delle forze di sicurezza nazionali, dall’offensiva efficace dei gruppi di opposizione armata (taliban in primis).
Un importante atto formale è stata la firma del Bilateral Security Agreement tra Stati Uniti e governo afghano; da gennaio 2015 la presenza militare statunitense sarà dunque legittimata. Parallelamente anche la NATO ha firmato lo Status of Forces Agreement (SOFA) sulla base del quale le truppe dell’Alleanza Atlantica rimarranno in Afghanistan al termine della missione ISAF (dicembre 2014) dando il via all’impegno “Resolute Support Mission” incentrato sull’addestramento e sul sostegno alle Forze di sicurezza afghane.
Immediata la reazione dei taliban che hanno portato a compimento una serie di attacchi suicidi il giorno stesso dell’insediamento del nuovo presidente e hanno formalmente condannato la firma del BSA a cui si opporranno proseguendo i combattimenti sul campo di battaglia.