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"Afghanistan: Sguardi e analisi" è un blog d'informazione indipendente sull'evoluzione della guerra e dei conflitti in Afghanistan e sulle ripercussioni di questi sulle dinamiche politiche e sociali locali e internazionali. L'analisi avviene attraverso il monitoraggio costante degli eventi e delle comunicazioni delle parti in conflitto attraverso il web.
Sempre più presente nel linguaggio mediatico così come nei report della Nato-Isaf, l'Haqqani network - recentemente definita dagli Stati Uniti come "braccio armato del Pakistan in Afghanistan" - fa parlare di sé. L’organizzazione, fondata da Jalaluddin Haqqani – il leggendario combattente mujaheddin – e poi passata sotto la guida del figlio Sirajuddin, è stata indicata da fonti ufficiali statunitensi come responsabile dell’attacco condotto da commando suicidi multipli il 13 settembre 2011 a Kabul contro il comando Isaf, l’ambasciata statunitense ed edifici governativi afghani. Ma la vera ragione che ha recentemente portato l’organizzazione Haqqani sotto i riflettori mediatici è la notizia della disponibilità dell’Hqn a partecipare al processo del dialogo e del compromesso volto a portare l’Afghanistan fuori dall’intenso conflitto che lo affligge (per limitarsi ai tempi recenti) da ormai dieci anni.
Il Kabul Attack Network (KAN), l'unità operativa composta dagli elementi più radicali guidati dall'organizzazione Haqqani, torna a far parlare di sé; lo fa, come sempre, in maniera violenta e spettacolare.
tavolo negoziale - in attesa di un ufficio diplomatico fuori dei confini afghani - del futuro dell’Afghanistan; lo fanno con Karzai, con i rappresentanti della Nato e con quelli degli Stati Uniti. Forse si può intravvedere nel futuro prossimo un’evoluzione in termini positivi del conflitto afghano? Difficile dirlo, quel che è certo è che gli stranieri vogliono andarsene (a parte un “piccolo contingente statunitense di 25.000 uomini che rimarranno a guardia delle basi strategiche – Bagram e Kandahar? –) e i taliban pretendono una fetta del potere che hanno dimostrato di essersi guadagnati sul campo di battaglia. Qualcuno sarà in grado di impedirglielo? No, almeno osservando le statistiche degli attacchi e i dati relativi alla presenza taliban sull’intero territorio afghano.