L’Emirato Islamico dell’Afghanistan, affermano i taliban, «ha dimostrato al mondo intero di essere uno Stato funzionale ed efficace, tanto sul piano politico quanto su quello militare». E proprio questa presunta capacità li indurrebbe a «non accettare imposizioni provenienti da potenze che, dopo una guerra più che decennale, hanno dovuto cambiare politica strategica ammettendo l’impossibilità di poter assoggettare gli afghani».
Quello che emerge dalle parole dei taliban – che si definiscono «non fenomeno tribale ma movimento ideologico e nazionale in grado di imporre e gestire un processo politico definito e pragmatico – è l’orgoglio di una cultura indipendente, poco propensa a soluzioni imposte e ben decisa ad affrontare il problema anche a costo di pesanti sacrifici» pur di giungere a soluzioni di compromesso che apriranno la strada, con molta probabilità, ad altre rivendicazioni e pretese.
Nel frattempo, è tornato a far parlare di sé anche un altro attore storico delle passate e presenti battaglie afghane, Gulbuddin Hekmatyar, il quale, in conclusione della propria analisi, ha sentenziato il fallimento della guerra statunitense in Afghanistan e l’illegittimità della Strategic Partnership Stati Uniti-Afghanistan.
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