Ascolta l'intervista su Radio Radicale
I taliban potrebbero prendersi il potere in Afghanistan, questo è il monitor lanciato da Karzai alla seconda conferenza internazionale sull’Afghanistan di Bonn, anticipando la sua richiesta di sostegno e collaborazione a lungo termine.
I taliban potrebbero prendersi il potere in Afghanistan, questo è il monitor lanciato da Karzai alla seconda conferenza internazionale sull’Afghanistan di Bonn, anticipando la sua richiesta di sostegno e collaborazione a lungo termine.
Se l’Afghanistan – e dunque i suoi alleati e sostenitori Nato e Stati Uniti in testa – dovesse perdere la Guerra questo sarebbe in effetti il rischio reale. Al momento attuale gli obiettivi a breve-medio termine non sono stati raggiunti.
Karzai ha chiesto alla Nato, forte della decisione della Loya Jirga – che peraltro è un organo non costituzionale ma semplicemente consultivo –, di rimanere in Afghanistan ben oltre il 2014, momento in cui le truppe combattenti dovrebbero – almeno formalmente – lasciare il teatro afghano. Una richiesta che è parsa tanto una supplica alla Comunità internazionale chiamata a non abbandonare un paese in preda alla guerra civile.
Dunque non più truppe combattenti ma unità per l’addestramento e il sostegno alle forze di sicurezza afghane: cambiano i nomi ma nella sostanza non cambiano i soggetti, ne gli equipaggiamenti ne, tantomeno, la capacità operativa. Dunque altri dieci anni di missione in Afghanistan si prospettano all’orizzonte della Comunità internazionale, Stati Uniti in testa (così formalmente autorizzati ad allestire le necessarie basi permanenti in quella che è forse la loro più importante area strategica).
Dieci anni dopo la prima Conferenza di Bonn, con gli stessi principali attori protagonisti e gli stessi importanti esclusi – i taliban –, la Comunità internazionale è chiamata in causa per il futuro dell’Afghanistan; gli ostacoli sono evidenti – lo ha sottolineato anche il Segretario di Stato statunitense Hillary Clinton – nessuno deve farsi illusioni.
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Karzai ha chiesto alla Nato, forte della decisione della Loya Jirga – che peraltro è un organo non costituzionale ma semplicemente consultivo –, di rimanere in Afghanistan ben oltre il 2014, momento in cui le truppe combattenti dovrebbero – almeno formalmente – lasciare il teatro afghano. Una richiesta che è parsa tanto una supplica alla Comunità internazionale chiamata a non abbandonare un paese in preda alla guerra civile.
Dunque non più truppe combattenti ma unità per l’addestramento e il sostegno alle forze di sicurezza afghane: cambiano i nomi ma nella sostanza non cambiano i soggetti, ne gli equipaggiamenti ne, tantomeno, la capacità operativa. Dunque altri dieci anni di missione in Afghanistan si prospettano all’orizzonte della Comunità internazionale, Stati Uniti in testa (così formalmente autorizzati ad allestire le necessarie basi permanenti in quella che è forse la loro più importante area strategica).
Dieci anni dopo la prima Conferenza di Bonn, con gli stessi principali attori protagonisti e gli stessi importanti esclusi – i taliban –, la Comunità internazionale è chiamata in causa per il futuro dell’Afghanistan; gli ostacoli sono evidenti – lo ha sottolineato anche il Segretario di Stato statunitense Hillary Clinton – nessuno deve farsi illusioni.
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il fatto di considerare anche i taliban tra gli attori da coinvolgere sta iniziando ora (troppo tardi, comunque) a prendere piede. basterebbe leggere libri come "taliban" di James Fergusson, o "tre tazze di té" di Mortenson, dove si parla anche di talebani "moderati", per capire che occorre dare una voce a tutti. I Pashtun sono parte della popolazione, divisi in due paesi da una bieca mentalità colonialista che ha provocato danni da fine '800 per ancora molti anni a venire. Certamente Karzai non vuole che ce ne andiamo via da lì, ha tutti gli interessi, anche privati! la comunità internazionale ha, altresì, interesse a rimanere in loco, in primis gli Americani, per le ragioni suddette. se consideriamo poi il potenziale di 1000 - 3000 miliardi (!) di USD in materie prime (terre rare e litio in primische, guarda caso, sono state "recensite" da poco, è ovvio che tutti vogliano restare lì... e la Cina, come il solito, farà la parte del leone. tutto sommato i Talebani, forse, non sono questo grande problema. il problema è il raggiungimento dei Millennium Development Goals, che permetterebbe di certo una maggiore coscienza di sè del popolo afghano, maggiore autonomia ed indipendenza, insomma, una governance vera e propria, che permetterebbe di non finire vittime della "natural resources curse" o "dutch disease" che ha colpito sempre in passato quasi tutti gli stati che avevano risorse naturali nel proprio territorio. i paesi arabi insegnano, l'Africa pure, il sud America....
RispondiEliminaBuona giornata, Claudio!
Maltese E.