Shadow government and taliban justice in Bala Murghab
Talibans have been able to create a sort of new administration based on the role of the Taliban Government (shadow government): a strong power characterized by competence, efficiency and good capabilities about military and civilian matters. This represents a clear proof of the Government and Coalition difficulties at the social and political levels. Taliban mobile justice courts are able to move inside and outside the security bubbles established by Isaf/CF, conducting judicial processes and public punishments freely and without interference. Bala Murghab represents our case-study. Bala Murghab town and district, and in general Badghis province, show that Talibans organization at local level is in line with the pragmatism of the movement and there are not applied positive solutions to contrast the deteriorating phenomenon.
di Claudio Bertolotti
Talibans have been able to create a sort of new administration based on the role of the Taliban Government (shadow government): a strong power characterized by competence, efficiency and good capabilities about military and civilian matters. This represents a clear proof of the Government and Coalition difficulties at the social and political levels. Taliban mobile justice courts are able to move inside and outside the security bubbles established by Isaf/CF, conducting judicial processes and public punishments freely and without interference. Bala Murghab represents our case-study. Bala Murghab town and district, and in general Badghis province, show that Talibans organization at local level is in line with the pragmatism of the movement and there are not applied positive solutions to contrast the deteriorating phenomenon.
di Claudio Bertolotti
Seguendo un copione ormai collaudato, i taliban hanno saputo sviluppare e imporre nei territori sotto il loro controllo un piano per l’amministrazione civile a livello locale, una sorta di governo parallelo e sempre più spesso alternativo a quello centrale. Definito «governo ombra», quello imposto dagli insorti è un potere forte in grado di muoversi con competenza ed efficacia nel campo militare, amministrativo e giudiziario. Il «governatore» taliban è originario di una regione differente da quella in cui svolge il proprio «servizio» – questo al fine di evitare attriti tra le componenti tribali locali – ed è assistito da collaboratori responsabili di ognuna delle incombenze necessarie all’amministrazione locale: sicurezza, riscossione delle tasse e giustizia. Mentre nelle province del nord questo fenomeno è più limitato, in alcuni distretti del sud e, più recentemente, dell’ovest i governi ombra dei taliban sono divenuti particolarmente attivi; sempre più numerose sono le informazioni relative alle «corti mobili» che amministrano la giustizia secondo una restrittiva interpretazione della legge islamica senza che né il governo centrale né le autorità locali possano opporsi.
E potrebbe essere difficilmente il contrario dal momento che istituzioni afghane e forze di sicurezza sono sostanzialmente assenti da intere aree che, giocoforza, finiscono sotto il controllo dei gruppi di opposizione: i vuoti vengono riempiti immediatamente, in un gioco di equilibri e geometrie variabili.
Un caso-studio, argomento che vede attualmente impegnato l’Autore in attività di ricerca, è quello del distretto di Bala Murghab in cui è riportata la presenza e il funzionamento di un governo ombra taliban – o pseudo tale – fuori e dentro i limiti della cosiddetta «bolla di sicurezza» creata dalle forze straniere (tra le quali le unità italiane) e locali.
La politica dei taliban nell'area di Bala Murghab, pur adeguandosi alle necessità dettate dalle realtà locali, è in linea con l’atteggiamento pragmatico del movimento; il fine è quello di allargare la presenza sul territorio in contrapposizione alle forze di sicurezza, in modo tale da impedire a queste di concentrarsi in punti localizzati e limitati nell’estensione territoriale. I taliban considerano l’espansione geografica una priorità necessaria alla propria sopravvivenza poiché maggiore è l’area di operazioni, minore è la possibilità di essere intercettati e contrastati da un nemico a cui si vuole progressivamente ridurre la possibilità di movimento.
Al di là dell’attività delle forze di sicurezza straniere e afghane impegnate a contrapporsi a un nemico volatile e fluido su un campo di battaglia di difficile definizione, ciò che più preoccupa è la possibilità che i taliban riescano, ammesso che non lo abbiano già fatto, a penetrare all’interno delle comunità divenendo un modello proto-satale in grado di dare risposte immediate alle necessità delle popolazioni attraverso una corretta amministrazione a cui si affiancano violenza, intimidazione e propaganda.
Da questo punto di vista, la situazione di Bala Murghab è particolarmente deteriorata per quanto la mancanza di informazioni non consenta di fare un paragone proiettato indietro nel tempo: ciò che però conta è che presenza e ingerenza del potere ombra taliban siano manifesti nonostante l’allargamento della cosiddetta security bubble creata delle forze della Coalizione e Isaf.
Tra i tanti episodi in grado di definire la drammaticità della situazione, quello più recente è relativo alla punizione di una donna colpevole di essersi ribellata alla decisione paterna di essere data in sposa a un uomo anziano non gradito. Un caso, come tanti altri, in cui una donna è stata giudicata colpevole di disobbedienza al volere paterno – e di aver così disonorato la famiglia – da parte di una corte di giustizia taliban operante all’interno dell’area di Bala Murghab. Il fatto è avvenuto nella seconda metà di gennaio nel villaggio di Mangan, sobborgo esterno alla "bolla di sicurezza" e a circa venti chilometri a sud-ovest di Bala Murghab (lungo la linea di comunicazione "Lithium" e noto per l'attentato del 17 maggio contro gli italiani) che è stato oggetto di cruente battaglie ai più sconosciute; qui la punizione esemplare – frustata alla schiena – è stata somministrata pubblicamente alla condannata dietro l’ordine diretto del comandante taliban provinciale, un mujaheddin originario del Pakistan (verosimilmente dalle Fata) a capo del gruppo di taliban operativi nell'area di Mangan. Nonostante il fatto sia avvenuto in un luogo pubblico, al cospetto degli abitanti del villaggio, e abbia visto la partecipazione di numerosi taliban la polizia afghana non è intervenuta né, tantomeno, nessuno è stato arrestato o interrogato per il fatto. Le forze di sicurezza e il rappresentante locale del governo non hanno avuto percezione di quanto stesse accadendo o, più verosimilmente, non hanno avuto gli strumenti né l’interesse per poter reagire a un fatto che, grave nel suo complesso, mette in mostra l’estrema precarietà di una situazione che se dal punto di vista delle forze di sicurezza è di «stallo dinamico», sul fronte insurrezionale offre stimoli per proseguire una lotta proiettata avanti nel tempo e sostenuta da una significativa parte della società afghana, quella rurale.
Bala Murghab è un luogo come tanti altri in Afghanistan ma che richiama la nostra attenzione verso un concreta minaccia ogni giorno sempre più preoccupante.
20 febbraio 2011
E potrebbe essere difficilmente il contrario dal momento che istituzioni afghane e forze di sicurezza sono sostanzialmente assenti da intere aree che, giocoforza, finiscono sotto il controllo dei gruppi di opposizione: i vuoti vengono riempiti immediatamente, in un gioco di equilibri e geometrie variabili.
Un caso-studio, argomento che vede attualmente impegnato l’Autore in attività di ricerca, è quello del distretto di Bala Murghab in cui è riportata la presenza e il funzionamento di un governo ombra taliban – o pseudo tale – fuori e dentro i limiti della cosiddetta «bolla di sicurezza» creata dalle forze straniere (tra le quali le unità italiane) e locali.
La politica dei taliban nell'area di Bala Murghab, pur adeguandosi alle necessità dettate dalle realtà locali, è in linea con l’atteggiamento pragmatico del movimento; il fine è quello di allargare la presenza sul territorio in contrapposizione alle forze di sicurezza, in modo tale da impedire a queste di concentrarsi in punti localizzati e limitati nell’estensione territoriale. I taliban considerano l’espansione geografica una priorità necessaria alla propria sopravvivenza poiché maggiore è l’area di operazioni, minore è la possibilità di essere intercettati e contrastati da un nemico a cui si vuole progressivamente ridurre la possibilità di movimento.
Al di là dell’attività delle forze di sicurezza straniere e afghane impegnate a contrapporsi a un nemico volatile e fluido su un campo di battaglia di difficile definizione, ciò che più preoccupa è la possibilità che i taliban riescano, ammesso che non lo abbiano già fatto, a penetrare all’interno delle comunità divenendo un modello proto-satale in grado di dare risposte immediate alle necessità delle popolazioni attraverso una corretta amministrazione a cui si affiancano violenza, intimidazione e propaganda.
Da questo punto di vista, la situazione di Bala Murghab è particolarmente deteriorata per quanto la mancanza di informazioni non consenta di fare un paragone proiettato indietro nel tempo: ciò che però conta è che presenza e ingerenza del potere ombra taliban siano manifesti nonostante l’allargamento della cosiddetta security bubble creata delle forze della Coalizione e Isaf.
Tra i tanti episodi in grado di definire la drammaticità della situazione, quello più recente è relativo alla punizione di una donna colpevole di essersi ribellata alla decisione paterna di essere data in sposa a un uomo anziano non gradito. Un caso, come tanti altri, in cui una donna è stata giudicata colpevole di disobbedienza al volere paterno – e di aver così disonorato la famiglia – da parte di una corte di giustizia taliban operante all’interno dell’area di Bala Murghab. Il fatto è avvenuto nella seconda metà di gennaio nel villaggio di Mangan, sobborgo esterno alla "bolla di sicurezza" e a circa venti chilometri a sud-ovest di Bala Murghab (lungo la linea di comunicazione "Lithium" e noto per l'attentato del 17 maggio contro gli italiani) che è stato oggetto di cruente battaglie ai più sconosciute; qui la punizione esemplare – frustata alla schiena – è stata somministrata pubblicamente alla condannata dietro l’ordine diretto del comandante taliban provinciale, un mujaheddin originario del Pakistan (verosimilmente dalle Fata) a capo del gruppo di taliban operativi nell'area di Mangan. Nonostante il fatto sia avvenuto in un luogo pubblico, al cospetto degli abitanti del villaggio, e abbia visto la partecipazione di numerosi taliban la polizia afghana non è intervenuta né, tantomeno, nessuno è stato arrestato o interrogato per il fatto. Le forze di sicurezza e il rappresentante locale del governo non hanno avuto percezione di quanto stesse accadendo o, più verosimilmente, non hanno avuto gli strumenti né l’interesse per poter reagire a un fatto che, grave nel suo complesso, mette in mostra l’estrema precarietà di una situazione che se dal punto di vista delle forze di sicurezza è di «stallo dinamico», sul fronte insurrezionale offre stimoli per proseguire una lotta proiettata avanti nel tempo e sostenuta da una significativa parte della società afghana, quella rurale.
Bala Murghab è un luogo come tanti altri in Afghanistan ma che richiama la nostra attenzione verso un concreta minaccia ogni giorno sempre più preoccupante.
20 febbraio 2011
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