Afghanistan Sguardi e Analisi

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Afghanistan: Sguardi e analisi" è un progetto aperto finalizzato a comprendere e discutere le ragioni - e le possibili soluzioni - dei conflitti afghani.

martedì 26 marzo 2013

Jalalabad: il perché dell’attacco suicida del 26 marzo


Otto componenti del commando-suicida taliban e cinque poliziotti sono rimasti uccisi oggi in un attacco al quartier generale della polizia a Jalalabad, capoluogo della provincia orientale afgana di Nangarhar.
Il Layeha è il codice di condotta dei mujaheddin taliban formalmente adottato a partire dal 2006; tre le versioni redatte in oltre un decennio di guerra: la prima pubblicazione risale appunto al 2006, la seconda al 2009 a cui è seguita la revisione del maggio 2010. Proprio l’edizione del 2010 prevede che i componenti dei commando suicidi impegnati in operazioni contro infrastrutture o installazioni nemiche siano perfettamente consapevoli di quelli che sono gli obiettivi da colpire, che il loro livello di preparazione sia elevato, che siano ben supportati nella condotta dell’operazione e adeguatamente equipaggiati al fine di poter meglio colpire gli obiettivi designati. Nella fase di pianificazione e preparazione dell’attacco, loro o i loro comandanti devono avere una completa capacità di intelligence in grado di fornire il maggior numero di informazioni possibili al fine di identificare la via di accesso più efficace all’obiettivo (art. 56).
È evidente la riconosciuta funzionalità ed efficacia dei commando – evoluzione innovativa e spregiudicata della tecnica suicida –; in particolare per l’effetto dirompente, tanto sul piano tattico quanto su quello psicologico e mediatico. In sintesi, sono più efficaci (possibilità di successo del 25% superiore all’auto-bomba), raggiungono risultati maggiormente significativi sul piano tattico e operativo e, in particolare, ottengono il massimo successo dal punto di vista mediatico (il 100% degli attacchi dei commando ottengono l’attenzione dei media contro una dato generale del 78%).
L’operazione del commando-suicida contro l’infrastruttura militare di Jalalabad del 26 marzo – che ha provocato la morte di cinque poliziotti afghani a fronte di otto combattenti-suicidi taliban caduti sul campo – rientra a pieno titolo nelle dinamiche della guerra contemporanea in Afghanistan. Una tecnica che ha dato prova di efficacia giungendo a rappresentare il 30% del totale di attacchi suicidi del 2012. Una tattica efficace – frutto della commistione dei due metodi classici auto-bomba e uomo-bomba uniti alla tecnica dell’assalto armato convenzionale – basata sul coordinamento di uno o più combattenti-suicidi (spesso divisi in sotto-unità o scaglioni) sostenuti da nuclei di «sicurezza vicina» e finalizzata alla massimizzazione dell’opera di distruzione in funzione della penetrazione delle linee difensive e a sostegno dell’attacco principale. Una tecnica che sarebbe il risultato della cooperazione dei gruppi di opposizione a livello regionale, utilizzata ed evolutasi nel conflitto del Kashmir e applicata da quei gruppi insurrezionali kashmiri e pakistani, in primis il Lashkar-e-Taiba.
Date e luoghi simbolici rappresentano un’attrattiva per i commando-suicidi, che si concentrano su obiettivi altamente simbolici e mediaticamente appaganti: palazzi governativi, sedi diplomatiche e basi militari. La visita del Segretario di Stato americano John Kerry non poteva che essere l’occasione migliore per dimostrare, ancora una volta, la capacità e la volontà di colpire dei taliban. Lo hanno fatto, al di là degli effettivi risultati ottenuti sul piano tattico, ottenendo un importante successo sul piano mediatico (che poi è il vero fine). (Video)