Afghanistan Sguardi e Analisi

Afghanistan Sguardi e Analisi

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Afghanistan: Sguardi e analisi" è un progetto aperto finalizzato a comprendere e discutere le ragioni - e le possibili soluzioni - dei conflitti afghani.

venerdì 19 novembre 2010

Il ritorno dei carri armati in Afghanistan

After nine years of war in Afghanistan, Coalition forces will deploy on the battlefield heavy armored tanks Abrams M1. A very efficient weapon for offensive operations on the Helmand and Kandahar’s frontlines. At the same time a very dangerous solution for non combatant people. A coherent choice, but several risks are implicit in this decision. Insurgents will apply more direct and powerful techniques in order to destroy this kind of vehicles, Improvised explosive devices (Ied) and suicide bombers will be more dangerous for civilians. Thus, the result could be negative effects and risks. In this situation, the most dangerous one is to be unable to win hearts and minds of the afghan people.
Right way to conduct a battle, but not to win the war.

La recente notizia (Washington Post del 19 novembre) sull’impiego nel conflitto afghano di veicoli corazzati non ha potuto che attirare l’attenzione delle agenzie di stampa. È la prima volta, in nove anni di guerra combattuta sul campo di battaglia, così come sul «terreno umano» (lo human terrain della dottrina counterinsurgency) che un comandante statunitense autorizza l’impiego di questa tipologia di veicolo. Si tratta dei moderni carri armati Abrams M1, da sessantotto tonnellate, armati con un cannone da centoventi millimetri in grado di distruggere un obiettivo a più di duemila metri di distanza. Un’arma precisa, quasi chirurgica, hanno affermato gli esperti sostenitori della scelta del generale David Petraeus, comandante delle forze impegnate nelle missioni Isaf ed Enduring Freedom in Afghanistan. Un’arma potente ed efficace in operazioni offensive, come quelle sui fronti dell’Helmand e di Kandahar in particolare.
Al tempo stesso un’arma assai pericolosa, non tanto per gli effetti devastanti dei quali – siamo certi – non si sentirà parlare, quanto per le ripercussioni sulla popolazione civile, da sempre in prima linea nella guerra più lunga combattuta dagli Stati Uniti e, sebbene sia la prima, dalla Nato al di fuori della sua «naturale area d’impiego».
Proprio oggi si discute a Lisbona circa il futuro dell’Alleanza atlantica; domani (20 novembre) si affronterà invece il problema afghano. Da un lato le parole, gli intenti ambiziosi e le speranze; dall’altro i fatti, i night raids criticati da Karzai, le incursioni delle forze speciali per colpire i vertici della resistenza taliban e, adesso, l’offensiva con i mezzi corazzati.
Nella pratica una scelta razionale, frutto di attente e ragionate valutazioni ma che non dichiara, almeno al momento, gli aspetti più delicati e rischiosi di questa scelta: il rischio di alienare maggiormente una popolazione che oggi non accoglie più gli occidentali come liberatori ma che vede in essi, spesso nella migliore delle ipotesi, una fonte di pericolo.
Sempre più spesso l’attenzione delle forze di sicurezza straniere è focalizzata su procedure e tecniche di auto-protezione a discapito della sicurezza della popolazione civile e la sproporzione nella risposta al fuoco nemico è la causa di molte delle vittime tra i non combattenti.
Il limite operativo dei veicoli blindati medi e pesanti è dato dalla ridotta mobilità, limitata capacità di reazione immediata, possibilità di rappresentare obiettivi per attacchi suicidi e con Ied ad alto potenziale esplosivo – con conseguente aumento dei rischi per la popolazione civile .
È così che si fa la guerra ma non è detto che sia così che la si possa vincere, almeno quella per la conquista dei cuori e delle menti degli afghani.

19 novembre 2010

1 commento:

  1. Army eyes use of tanks in Afghanistan
    http://www.armytimes.com/news/2010/12/army-use-of-tanks-in-afghanistan-120510w/

    One concern Hodges had with employing NATO tanks in Afghanistan was the lack of Afghan tanks. The priority remains transitioning responsibility for the security of the country from NATO to Afghan forces. If Afghan units begin to depend on tanks, problems will arise when U.S., Canadian and Danish tanks leave, Hodges said.

    However, tanks could provide a more stable, secure environment in which to hand off responsibilities. And the point about weapon capabilities could prove moot, Johnson said. U.S. and coalition forces provide many capabilities beyond Afghanistan’s means, such as MQ-9 Reaper unmanned aircraft, but that hasn’t kept Reapers out... read more on http://www.armytimes.com/news/2010/12/army-use-of-tanks-in-afghanistan-120510w/

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