Un altro soldato italiano della Task Force Center, un alpino del 5° Reggimento di Vipiteno (Sterzing), è morto in Afghanistan: è il tenente Massimo Ranzani. Feriti gli altri quattro a bordo dello stesso veicolo, un Vtlm Lince, il secondo di una colonna di tredici automezzi militari sulla via del rientro al termine di un’operazione. È accaduto oggi nell’ovest dell’Afghanistan, nel distretto di Adar Sang, a venticinque chilometri a nord di Shindand. L'attacco è stato prontamente rivendicato dai mujaheddin taliban attraverso il loro portavoce, Qari Yossuf Ahmadi.
Quotidiana minaccia e puntuale conferma. La tecnica maggiormente insidiosa contro le forze di sicurezza in Afghanistan è proprio quella delle bombe esplosive collocate lungo le principali vie di comunicazione; bombe sempre più potenti, efficaci e di elevato livello tecnologico: l’Ied è l’arma più efficace ed economica utilizzata dai gruppi di opposizione. Il numero di attacchi di questa tipologia ha superato quota 14.000 nel 2010, erano 8.000 nel 2008, poco meno di 2.700 nel 2007: un incremento notevole per quella che è la principale causa di morte tra i militari stranieri.
L’evoluzione della tecnica e la veloce risposta alle contromisure tecnologiche messe in campo dai militari occidentali non riescono a essere contrastate prontamente e in maniera efficace dagli specialisti di minaccia asimmetrica. Gli insorti, studiando le tattiche e le procedure militari delle forze di Isaf/Oef, imparando dai propri errori e scambiando informazioni con i vari gruppi regionali, sono riusciti progressivamente a guadagnare terreno sul campo di battaglia portando a segno un elevato e progressivo numero di attacchi. E nonostante le azioni mirate volte a colpire i vertici di comando, quello dei taliban (e di tutti i movimenti e le fazioni che a essi si richiamano), gli sforzi fatti non riescono a compensare la capacità di adattamento di un’insurrezione che si presenta come un mondo dall’indefinita gerarchia di comando e caratterizzato da ampia autonomia sul terreno; per contro le tecniche e le tattiche vincenti trovano una veloce e impressionante espansione geografica. Questo significa che vi è collegamento costante, nonché un adeguato livello di collaborazione e coordinamento.
Nel 2010 i gruppi di opposizione hanno portato a segno una media di quaranta attacchi al giorno; gli effetti di questa offensiva sono stati disastrosi dal punto di vista della logistica della missione internazionale: movimenti via terra limitati, velocità di movimento ridotta, pericolo per la sicurezza fisica del personale e dei mezzi.
Nell’Afghanistan contemporaneo la violenza avanza su tutti i fronti e lo fa attraverso attacchi diretti, attentati suicidi, imboscate. I gruppi di opposizione sono in grado di colpire sempre e ovunque: giorno dopo giorno il livello di sicurezza diminuisce sempre più.
Quotidiana minaccia e puntuale conferma. La tecnica maggiormente insidiosa contro le forze di sicurezza in Afghanistan è proprio quella delle bombe esplosive collocate lungo le principali vie di comunicazione; bombe sempre più potenti, efficaci e di elevato livello tecnologico: l’Ied è l’arma più efficace ed economica utilizzata dai gruppi di opposizione. Il numero di attacchi di questa tipologia ha superato quota 14.000 nel 2010, erano 8.000 nel 2008, poco meno di 2.700 nel 2007: un incremento notevole per quella che è la principale causa di morte tra i militari stranieri.
L’evoluzione della tecnica e la veloce risposta alle contromisure tecnologiche messe in campo dai militari occidentali non riescono a essere contrastate prontamente e in maniera efficace dagli specialisti di minaccia asimmetrica. Gli insorti, studiando le tattiche e le procedure militari delle forze di Isaf/Oef, imparando dai propri errori e scambiando informazioni con i vari gruppi regionali, sono riusciti progressivamente a guadagnare terreno sul campo di battaglia portando a segno un elevato e progressivo numero di attacchi. E nonostante le azioni mirate volte a colpire i vertici di comando, quello dei taliban (e di tutti i movimenti e le fazioni che a essi si richiamano), gli sforzi fatti non riescono a compensare la capacità di adattamento di un’insurrezione che si presenta come un mondo dall’indefinita gerarchia di comando e caratterizzato da ampia autonomia sul terreno; per contro le tecniche e le tattiche vincenti trovano una veloce e impressionante espansione geografica. Questo significa che vi è collegamento costante, nonché un adeguato livello di collaborazione e coordinamento.
Nel 2010 i gruppi di opposizione hanno portato a segno una media di quaranta attacchi al giorno; gli effetti di questa offensiva sono stati disastrosi dal punto di vista della logistica della missione internazionale: movimenti via terra limitati, velocità di movimento ridotta, pericolo per la sicurezza fisica del personale e dei mezzi.
Nell’Afghanistan contemporaneo la violenza avanza su tutti i fronti e lo fa attraverso attacchi diretti, attentati suicidi, imboscate. I gruppi di opposizione sono in grado di colpire sempre e ovunque: giorno dopo giorno il livello di sicurezza diminuisce sempre più.
28 febbraio 2010