Articolo pubblicato su Osservatorio Strategico CeMiSS (Ottobre 6/2013, pp. 77-80)
di Claudio Bertolotti
In un messaggio rilasciato prima della festa dell’Eid ul-Fitr che segna la fine del mese santo del Ramadan, il capo dei taliban, il mullah Mohammad Omar, ha dichiarato che l’Emirato islamico dell’Afghanistan è aperto al dialogo volto ai negoziati di pace, imputando Stati Uniti e governo afghano la responsabilità di aver provocato una situazione di stallo nel processo negoziale (...).
Il leader dei taliban ha affermato che i mujaheddin non sono interessati a prendere il controllo dell’intero Paese, quanto piuttosto a cercare di mettere in essere un “governo afghano inclusivo e basato sui principi islamici”. Un atteggiamento che, se da un lato potrebbe suggerire un significativo cambio di politica da parte dei taliban, dall’altro dimostrerebbe quanto i taliban stessi siano consapevoli dell’amplificazione del messaggio attraverso gli strumenti di comunicazione di massa e delle ripercussioni a livello di opinione pubblica globale; motivo in più, quest’ultimo, per manifestare un atteggiamento conciliante e possibilista.
Un elemento di novità, nel discorso del mullah Omar, è il riferimento alla “necessaria educazione moderna”, che potrebbe suggerire un cambiamento nella politica del gruppo di opposizione: “Al fine di proteggere noi stessi da scarsità e difficoltà, la nostra giovane generazione deve armarsi con l’educazione siareligiosa, sia moderna, perché l’istruzione moderna è un bisogno fondamentale di ogni società contemporanea”. Tuttavia, nonostante le osservazioni concilianti, il mullah Omar ha avvertito che, indipendentemente dal risultato dei colloqui di pace, i taliban continueranno a opporsi alla firma dell’accordo bilaterale di sicurezza tra Afghanistan e Stati Uniti che assicurerebbe la presenza di truppe straniere in Afghanistan dopo il 2014, momento in cui le forze di combattimento della Coalizione dovrebbero ritirarsi dal paese. Inoltre, il mullah Omar ha esortato le forze afghane a colpire le truppe straniere, i funzionari del governo afghano e le sue truppe che collaborano con quelle di Isaf. Infine, il capo dei taliban, ha aggiunto che il suo gruppo non parteciperà alle elezioni del prossimo anno, invitando i cittadini afghani ad astenersi dal prendere parte al processo elettorale, definito una “perdita di tempo” e “manipolato dagli Stati Uniti”.
In riferimento alla possibilità di dialogo tra le parti, il fratello del presidente afghano, Abdul Qayum Karzai, e alcuni i funzionari dell’Afghan High Peace Council hanno riferito di aver preso parte a un colloquio informale con i taliban a Dubai, (Khaama Press). Le due parti si sarebbero incontrate per discutere la possibilità di riavvio dei dialoghi negoziali interrotti dopo l’incidente diplomatico avvenuto in Qatar lo scorso giugno. Questo dopo che il presidente Karzai ha chiesto ai taliban di aderire al processo di pace, aprendo alla possibilità di apertura di un loro ufficio in Afghanistan...(vai all'articolo completo)
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Osservatorio Strategico CeMiSS (Ottobre 6/2013, pp. 77-80)
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